Perché il romanzo storico “I Promessi Sposi” del Don Lisander come noi nipotini milanesi chiamiamo Alessandro Manzoni, è ancora attuale?

Sembrerebbe anacronistico per noi ragazzi rivederci, metterci nei panni, commuoverci e stupirci delle vicende di personaggi così lontani nel tempo; poveri, senza cultura e con un futuro modesto, fatto di umili lavori come il filatore di seta o il contadino, capaci di affrontare sacrifici enormi per vivere. Eppure, scorrendo il romanzo, emergono i palpiti amorosi della timida e devota Lucia, la rabbia impetuosa e affettuosa di Renzo, il grande cuore di Fra Cristoforo, la cieca prepotenza dei dominatori spagnoli.

Ebbene, tutto questo esiste ancora, è una trama che cambiando contesto, potrebbe essere riscritta per i nostri tempi. E ancora, se riusciamo ad emozionarci pensando ai pericoli gravi in cui incorre Lucia, agli incontri sbagliati, al rapimento, che differenza troviamo, rispetto al destino di tante ragazze che finiscono coinvolte in pericolosi ambienti malavitosi? Oppure, per parlare di un’altra grande figura del romanzo, Don Abbondio: quanta mancanza di coraggio troviamo anche nella società odierna? O quanti Azzeccagarbugli ci capita di incontrare? Quante persone che non si assumono alcuna responsabilità, nemmeno quelle dovute? Quante madri che piangono la morte prematura dei figli, come la dolcissima madre di Cecilia? Quanti uomini che chiudono con un passato poco dignitoso e si convertono ad una nuova vita come l’Innominato?

Eccola l’attualità dei Promessi Sposi, che raccolgono i valori della nostra società e che il Don Lisander ha voluto insegnare a noi Lombardi ma anche alla nazione italiana che stava nascendo.

E quindi è questo un buon motivo per rileggerlo, anche al di là del mero studio scolastico.

di Mario Amman