Portofranco e il carcere di Bollate: due esperienze, un unico progetto di vita.
15 Maggio 2023 2023-05-15 11:42Portofranco e il carcere di Bollate: due esperienze, un unico progetto di vita.
Portofranco e il carcere di Bollate: due esperienze, un unico progetto di vita.
Ho cominciato ad insegnare a metà degli anni ’70. Ero incerto e preoccupato e non ero sicuro di aver intrapreso la scelta giusta. Poi in poco tempo mi sono appassionato al punto da considerare il mio lavoro il più bello, appassionante ed importante del mondo alla pari di quello del medico. Forse di più. Il contatto con i ragazzi, con le loro famiglie i tentativi di superare le loro difficoltà d’apprendimento, i problemi psicologici, le loro incertezze e paure mi hanno progressivamente insegnato ad affrontare anche le mie. La scuola ha contribuito a formare anche me e avrebbe continuato a farlo se dopo quarant’anni non avessi dovuto andare in pensione.
Una volta ritirato e dopo un breve periodo di sconforto per aver dovuto lasciare le aule, mi sono ricordato di un consiglio di una mia vecchia collega che mi informava dell’esistenza di Portofranco dove poter inviare quegli studenti che più avevano bisogno di quell’aiuto che noi in classe non potevamo dar loro. Così ho pensato che dopo aver spinto molti miei studenti a frequentare le aule di Portofranco era giunto il momento di frequentarle anch’io come volontario. Per anni l’ho fatto e continuo a farlo.
Seguendo quell’idea di utilizzare ciò che avevo praticato a scuola anche da pensionato, mi sono ricordato che spesso avevo portato i miei ragazzi a visitare il carcere di Bollate, incontrando non solo gli educatori ma anche e soprattutto i detenuti. Ho visto con che gioia quelle persone rinchiuse da anni ricevevano gli studenti e parlavano con loro, si scambiavano idee e impressioni e quanto questi incontri contribuissero alla crescita dei ragazzi ed al riscatto dei detenuti. Mi è vento in mente un progetto: organizzare dei gruppi di lettura dentro il carcere e poter trasformare i detenuti da reietti della società, da ultimi della scala sociale a “educatori” dei giovani. E così è stato. Molte volte il gruppo di lettura da me condotto presso la biblioteca del carcere ha incontrato la società di lettura del liceo Volta di Milano e tante volte con la partecipazione degli autori dei libri che avevamo letto contemporaneamente, noi nella biblioteca del carcere e gli studenti nella biblioteca della scuola.
Poi, lo scorso giugno, è avvenuto un miracolo: un detenuto che sapeva di tutti questi incontri ha distribuito un libretto di poesie che lui aveva composto, intitolato “Il mio percorso interiore”, e con le offerte libere ricevute, ha fatto una donazione proprio a Portofranco perché, ha detto, “fa la cosa giusta, cioè aiuta a studiare chi ha bisogno“. Ecco allora gli educatori e i volontari di Portofranco che vanno ad incontrare non solo chi ha fatto la donazione ma anche gli altri membri del gruppo lettura, si scambiano idee e progetti, si parla di possibili incontri con gli studenti. Intanto un detenuto, a cui manca una mano, ma dotato di una incredibile abilità costruisce con gli stuzzicadenti il faro di Portofranco che ora troneggia all’ingresso della sede di viale Papiniano, a indicare non solo un legame ideale ma una strada: con la cultura, l’amicizia e i rapporti umani possiamo uscire dalle difficoltà e possiamo costruire il mondo che vogliamo.
di Giovanni Ribaldone
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