Innalzate nei cieli lo sguardo…

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Innalzate nei cieli lo sguardo…

18 dicembre, bella giornata, fuori e nelle sale di Portofranco non c’è più nessuno. Dove sono andati tutti quegli studenti e professori presenti fino alle 5 di sera a fare lezione?
Fuori, sugli scalini dell’Emit Feltrinelli insieme ad altri ragazzi e professori a dare inizio alla festa di Natale. “Che strano”, penserà il passante trafelato che va avanti per la sua strada con gli occhi sulle punte delle scarpe e la città che continua la sua vita in mezzo a tutto questo traffico di persone, tram, macchine e sirene. “Che strano, cosa farà questa gente attorno agli scalini di una scuola?”: festeggia l’imminenza del Natale!
Incominciamo a cantare insieme i canti di Natale, in mezzo alla strada (!), sugli scalini di una scuola; vogliamo dire al passante: “ma lo sai che il Natale è il compimento dell’attesa di ogni uomo perché Dio è nato?”. A pensarci bene anche Gesù nasceva, ha voluto nascere in un piccolo angolo del mondo, dove nessuno sapeva chi fosse e andava avanti per la sua strada, guardandosi la punta delle scarpe…

Il coro degli universitari inizia con il primo polifonico.
“Questa notte è nato il Redentor” (suona un clacson come se fosse uno strumento musicale).
“Una stalla è il suo castel, il bue e l’asinello lo stanno a riscaldar”.
Come sono belli questi canti del popolo che descrivono semplicemente ciò che è accaduto, Il fatto!
Gesù è nato! Il mistero di Dio si è fatto uomo, è venuto per rispondere alla nostra attesa, quella che c’è nel cuore di ogni uomo.

Cantiamo e in processione ci avviamo verso l’entrata di Portofranco, continuiamo li la nostra meditazione sul Natale. All’entrata Mario ci aspetta per dirigere i canti, quelli che sappiamo noi e i nostri ragazzi provenienti da ogni nazione.
Incontriamo la Sacra Famiglia: Giuseppe e Maria che tengono in braccio il bambino Gesù (una famiglia di nostri amici).
“Tu scendi dalle stelle o Re del Cielo (…)”. La vita di Cristo, dice Sandro, apre uno spazio nuovo nel nostro modo di vedere e noi vi possiamo entrare, per permetterci di conoscerlo, accoglierlo e seguirlo: il figlio di Dio ha assunto la natura umana.

Attraversiamo i corridoi di “Porto”, raggiungiamo cantando il salone. Quello spazio in cui la nostra quotidianità di studio si svolge, oggi è attraversata dalla memoria di un fatto che ci fa guardare allo studio in modo diverso.
Innalzate nei cieli lo sguardo” dice Alberto  Bonfanti. Tutti abbiano questo desiderio, come dice don Giussani, perché il cielo è la profondità della terra, non per dimenticarci della realtà ma per scoprirne il senso, la direzione positiva dentro le difficoltà, i disagi, perfino il male. Certo che vederci insieme (gli studenti, i ragazzi, gli universitari volontari), nello studio e nella festa di oggi, è uno squarcio di azzurro nel cielo plumbeo, è un’espressione di quella gratuità “di quell’alzare lo sguardo” che tutti noi desideriamo.
E da dove viene questa gratuità che vive nei rapporti di Portofranco tra persone con storie così diverse? E, come ci ha detto Camu lo scorso novembre, “se a Portofranco tutti riceviamo, chi dona?”. Forse per i pastori e i Re Magi è stato proprio cercare questa sorgente di gratuità che ha generato in loro tanto stupore di fronte a un bambino in una stalla. Avevano intuito che questa sorgente è qualcosa di divino, qualcosa di cui né loro allora né noi oggi siamo capaci: l’uomo lasciato lasciato a se stesso rischia di generare solo negatività! Occorre allora qualcosa di divino dentro un piccolo segno, un bambino.
Questi piccoli segni li vediamo anche qui a Porto: così facendoci  gli auguri di Natale desideriamo che questi piccoli segni possano crescere e diffondersi, diventare qualcosa di positivo anche nelle più brutte storie di questo mondo. Auguriamoci che la nostra vita possa godere di questa gratuità e scoprirne l’origine. Camminiamo insieme perché quella  gratuità che è iniziata con un piccolo bambino in una mangiatoia possiamo intravederla dentro la nostra realtà così da permetterci di vivere intensamente il reale.

di Franca Silva

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