Due film, due protagonisti, due conflitti, una speranza (e qualche punto di contatto con Portofranco).

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Due film, due protagonisti, due conflitti, una speranza (e qualche punto di contatto con Portofranco).

Ho visto di recente due film che, pur criticabili (come ogni film) hanno ricevuto giudizi lusinghieri e mi hanno personalmente ben impressionato per cui voglio condividere alcune riflessioni.

Comandante” con Pierfrancesco Favino narra la storia (vera) del comandante sommergibilista Todaro che, dopo aver affondato una nave belga, si prodiga assieme ai suoi uomini per salvare i naufraghi “nemici”. “The Old Oak” (la vecchia quercia) dell’anziano regista Ken Loach narra dell’arrivo in una città mineraria, in piena decadenza nel nord dell’Inghilterra, di un gruppo di profughi Siriani che vengono accolti con grande diffidenza dalla popolazione locale.

Ho visto nei due protagonisti molti punti in comune: il militare che, svolto il suo dovere di affondare la nave nemica, si definisce “uomo di mare” e in quanto tale combatte con forza e coraggio una battaglia per “salvare gli uomini”.

L’anziano operaio sindacalista, ora gestore del Pub “Vecchia Quercia”, assiste con dolore alla reazione ostile dei suoi vecchi compagni di lavoro che osteggiano duramente i Siriani, fuggiti dagli orrori di una guerra civile (“ve la state prendendo con loro che stanno peggio di noi”) e cerca di collaborare con i pochi disponibili (una ragazza siriana, la parrocchia locale, alcuni volontari) per avviare progetti di inclusione e solidarietà, in particolare una mensa per i poveri aperta a tutti, Inglesi e Siriani.

I due protagonisti hanno i loro momenti di incertezza, combattono su più fronti, soffrono l’incomprensione dei loro stessi amici e commilitoni. Non mancano momenti drammatici dove la disperazione sembra prevalere.

Ma qualcosa di buono germoglia. Sul sottomarino si cucina il piatto nazionale belga (le patate fritte!) e nella mensa dei poveri si lavora e si mangia senza distinzioni di origine, di lingua e di fede (“quando hai mangiato assieme stai assieme per sempre”).

Cosa ho trovato in comune con la nostra quotidianità a Portofranco?

Non poco, direi. Noi non viviamo, per fortuna, i conflitti bellici in prima persona (ma basta ascoltare un Tg per ricordarci che di pace non ce ne è molta). Ma per i nostri corridoi si sentono lingue diverse, si ascoltano storie diverse, abbiamo tutti testimonianze di radici spesso difficili, famiglie tormentate, speranze deluse, scoraggiamento di fronte a difficoltà che sembrano, ai ragazzi ma forse talvolta anche a noi, soverchianti.

Eppure anche noi “mangiamo assieme”, studiamo assieme, andiamo assieme in gita. E soprattutto speriamo assieme.

A essere sincero, parlando di questi film con amici e amiche che stimo, molti dei quali qui a Porto, mi sono sentito ripetere la critica di fondo che “i finali buonisti non rappresentano la realtà”. Avete ragione, amici. Ma in fondo, se continuiamo a venire a Porto, e se in generale continuiamo a vivere la nostra vita quotidiana, credo sia proprio perchè a ogni delusione facciamo seguire una nuova speranza di un miglioramento, magari piccolo ma tangibile.

Continuiamo a mangiare assieme, tutti quanti.

di Andrea Scaffardi

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