Lisbona: gita per dovere o per passione?
15 Maggio 2023 2023-05-15 23:05Lisbona: gita per dovere o per passione?
Dal 21 al 23 marzo sono stato con la mia classe V del Liceo Scienze Umane dell’Istituto Labor a Lisbona. Non ero solo, ma “accompagnato”: era presente, infatti, mio fratello affidatario Alberto Capetti. Perché, direte voi?
A Portofranco mi vedete con i bastoni ma in Portogallo ho dovuto usare la carrozzina perché non riesco a camminare per lunghi tratti. Mio fratello la spingeva e qui, vi assicuro, ha dovuto faticare parecchio perché le strade erano dei “saliscendi” pazzeschi.
L’esperienza che mi ha entusiasmato di più è stato vedere l’oceano. Guardandolo ho provato un senso di libertà e ho voluto immortalare questo momento con più foto, una di queste l’ho messa sul mio profilo di WhatsApp. In essa sono ritratto non con i miei compagni di classe ma con quelli della V Liceo Scientifico con cui è nata un’amicizia. Sono ragazzi molto disponibili nei miei confronti, hanno dato anche il cambio a mio fratello nello spingermi.
Si va in gita solo per trovare nuove amicizie?
No, a me interessava conoscere anche la storia di questa città, dei suoi monumenti, usi e costumi ed ho fatto delle scoperte come, ad esempio, la musica che lì viene suonata e cantata e che si chiama Fado. Musica molto rilassante che aiuta a ricordare i momenti del passato.
In ogni gita si inizia sempre facendo un programma preciso che dovrebbe in teoria essere rispettato; invece, noi abbiamo seguito come criterio quello che ci “sentivamo” di fare. Si è creata così una certa confusione che i professori non prevedevano che accadesse. Il fatto poi di essere tutti maggiorenni ha determinato molto un atteggiamento di autonomia in noi ragazzi.
È la stessa libertà che ho provato davanti all’Oceano?
Non credo. La differenza sta, secondo me, nello scopo per cui si facevano questi gesti. Per me essere liberi è una scelta che unisce le persone e non che le divide, cioè come è successo ad alcuni che andavano per conto loro seguendo i propri desideri.
Si va in gita solo perché si deve?
All’inizio sembra un obbligo, poi, leggendo il programma ti viene la curiosità di scoprire quello che in quel luogo c’è. A me è venuto in mente di fare anche altro: come conciliare le due cose?
Ho capito che non potevo fare tutto e che dovevo rinunciare a qualcosa. A questo punto mi sono domandato a che cosa dovessi rinunciare: a quello che veniva proposto dalla scuola e che non mi incuriosiva molto o a quello che avevo in mente io? Ho cercato di trovare una mediazione. Ad esempio, quando il primo giorno siamo andati a vedere dall’esterno vicino alla Sé di Lisbona, dove si trova la chiesa di Sant’Antonio (grazie al Santo unita a quella di Padova), mi è sembrato tutto un poco improvvisato e questo mi ha fatto distrarre, mentre il secondo giorno, avendo con noi la guida, le spiegazioni che dava della storia della città erano così articolate e chiare che mi hanno molto interessato.
In gita non si va, quindi, per dovere ma perché ciò che potremmo vedere potrebbe incuriosirci a tal punto da farci crescere culturalmente e maturare umanamente.
Come unica gita di Liceo è stata per me preziosa, trampolino di lancio per nuove e future mete che organizzerò con amici e parenti
di Lorenzo Milesi
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