Portofranco Italia: anche a Varese, da soli non bastiamo.

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Portofranco Italia: anche a Varese, da soli non bastiamo.

Enrico e Chiara visitano la mostra “Da solo non basto” al Meeting di Rimini.

Subito nasce in loro il desiderio di portare la mostra a Varese. E’ una grande occasione. Otto realtà educative varesine rispondono positivamente alla proposta. Alcune di loro sono legate all’esperienza del Movimento di Comunione e Liberazione, altre no.

Di seguito, trovate le dichiarazioni degli organizzatori (una sintesi, in realtà), in occasione della conferenza stampa di presentazione e inaugurazione della mostra a Varese.

 «Questa mostra racconta di vite che, grazie ad alcuni incontri, tornano a rifiorire; e non c’è cosa più bella di questa. A Varese in tanti si stanno mettendo a disposizione per rendere possibile questa esperienza, con forme diverse, ciascuno con la sua specificità e il suo talento» (Persone e Città).

«Ogni uomo nasce per un destino buono: noi di Ballafon accogliamo richiedenti asilo e minori non accompagnati perché possano scoprire e realizzare questo destino» (Cooperativa Ballafon).

«Come nella mostra, anche nella nostra esperienza è evidente che il cuore della nostra attività è dare voce ai ragazzi e alle loro domande. Noi adulti impariamo da loro, accompagnandoli nell’affrontare il loro bisogno più immediato che è quello dello studio» (Portofranco Varese).

«Con Cooperativa Educational Team, nasce “Agorà Comunità Educante” perché adulti, appassionati ed educati a educare, ascoltino i ragazzi trasmettendo loro semi di speranza, amicizia, amore, affinché scoprano, nell’incontro, il senso della propria vita, il loro valore e i talenti nascosti. Nessun errore può definire la loro vita e dunque Comunità educante vuole creare luoghi significativi di incontro, come è accaduto ai ragazzi della mostra. Per questo invitiamo tutti a vedere queste esperienze viventi» (Educational Team).

«Una mostra che mira a toccarci intimamente. Sono i nostri ragazzi che ci parlano e la mostra itinerante ne fa riecheggiare il grido perché esso possa incontrare adulti disposti ad ascoltarlo ed accompagnarlo. Perché nessuno resti “trasparente”» (Piazza dei Mestieri).

«Ciò che ci convince della mostra è uno sguardo irriducibilmente positivo sui giovani. Non ci sono “problemi” da risolvere ma persone che stanno cercando una strada oppure l’hanno smarrita e che vengono incontrate ed accompagnate. È un richiamo agli adulti e alle istituzioni ad abbracciare con sguardo positivo e teso al bene tutte le situazioni. Questo lavoro educativo, che molte realtà svolgono sul nostro territorio, ha una valenza culturale enorme e spesso dimenticata» (Centro Culturale Kolbe).

«Ciò che accomuna il lavoro di Happiness alla mostra è provare a dare uno sguardo di bene a ragazzi spesso invisibili» (Happiness).

Insomma, tutti gli organizzatori hanno voluto rendere sempre più presente a Varese lo stesso “cuore”, lo stesso approccio che viene evidenziato nella mostra: vogliono raccoglierne il testimone, ascoltando e accompagnando i giovani nelle difficoltà di crescere, di realizzare se stessi, di dare un senso vero alla propria vita.

Parecchi adulti hanno dato la propria disponibilità sia per l’accoglienza sia per guidare i visitatori alla mostra. E’ stato importante proporre loro un incontro con Gianni Mereghetti, il quale, partendo dalla propria esperienza di curatore della mostra, ha fatto emergere l’origine e il metodo di questa proposta.

La mostra è stata allestita dal 7 al 14 febbraio in uno spazio espositivo in centro Varese.

Alla fine della settimana si contano oltre 1700 visitatori. Le istituzioni non hanno fatto mancare il loro appoggio e la loro presenza: il Presidente della Regione Lombardia, il Prefetto, il Sindaco di Varese, vari Assessori comunali, il Prevosto.

Hanno visitato la mostra tantissimi studenti delle scuole superiori con i loro docenti, gruppi di giovani degli oratori; tantissimi incontri con i ragazzi che frequentano Portofranco, Ballafon, Happines. Loro si sono raccontati, hanno testimoniato le loro esperienze in un dialogo diretto e spontaneo con coetanei e adulti. Tanti i messaggi lasciati sui post-it al termine del percorso.  

A conclusione della settimana, un incontro pubblico con don Claudio Burgio, fondatore di Kairòs.

A seguire un momento di confronto voluto da tutte le realtà organizzatrici e da chi ha fatto da guida alla mostra per raccontare quanto visto e vissuto. Tante persone, tanti contributi. Una ricchezza, sicuramente, la testimonianza di unità fra cristiani della città, il desiderio comune di lavorare insieme per i ragazzi che ciascuno incontra nella propria realtà educativa. 

di Graziella e Donatella – Portofranco Varese

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