La storia di Wiam è una bella storia, fra le tante di Scholé.

Wiam è stata una nostra scolara di origine marocchina. Quest’anno, in piena estate, ci ha voluto raggiungere con la notizia della sua laurea all’Università di Coventry, Inghilterra: desiderava condividere con noi insegnanti la soddisfazione del traguardo conquistato, inviando anche il link per poter seguire in diretta la cerimonia della proclamazione.

“Senza gli incontri che ho fatto, senza Scholé, tutto questo non sarebbe stato possibile“.
Questo giudizio così esplicito, così limpido era ben presente al suo cuore il giorno stesso del suo successo.

Cosa può sostenere una coscienza così? Una gratitudine capace di tenere nel tempo?

Wiam arrivò da noi il secondo anno delle superiori. Cosa cercava? Un luogo che l’aiutasse a superare i fallimenti scolastici; una compagnia al disagio quotidiano che andava ben oltre il libro, a cui lei stessa non sapeva bene dare un nome. Insomma, la tipica adolescente con tante fragilità.

Cosa ha trovato a Scholé? Un luogo in cui i docenti sono stati capaci di rispondere con successo ai suoi bisogni scolastici. Soprattutto un luogo in cui si è sentita subito guardata come persona. Sì è sentita stimata al di là del voto: un’esperienza, questa, che non aveva
previsto.

Da lì è partita la Wiam vera, capace di darsi obiettivi, di stare sul pezzo, di progettare. Capace di desiderare (e desiderare in grande!) e di mettersi a disposizione dei compagni in caso di bisogno.

Questo miracolo, perché la ri-nascita di una persona è il vero “miracolo” del mondo, è stato l’esito di un cammino condiviso ed è possibile solo se all’ origine del rapporto c’è la gratuità. Che altro non è che una espressione formidabile dell’intelligenza che inizia quando riconosco che l’altro è una risorsa per me. Questo permette di crescere insieme e di imparare l’uno dall’altro. Ed è la strada per una amicizia vera, il frutto di uno sguardo che vedo ogni giorno nei miei amici insegnanti con cui condivido il lavoro e da cui imparo questa posizione del cuore.

Wiam non è un ricordo, è un’amica presente. Il suo volto bellissimo, il giorno della laurea era orgoglioso ma senza superbia. Un punto di speranza per ognuno di noi.

di Enrica Marchetti