La scuola possibile.

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La scuola possibile.

C’è di che essere grati. Affermazione strana da dirsi, il giorno dell’invasione dell’Ucraina, ma era quanto ripetevo a me stesso, mentre tornavo in macchina, verso casa. Per giunta il traffico era pressoché fermo, a causa dello sciopero dei mezzi pubblici, ed ero innervosito da quel traffico oltre che commosso dalle dolorose notizie e stanco dentro del sapere che qualcuno soffre sempre.

Eppure, continuavo a ripetermi: “c’è di che essere grati!”. Venivo da un incontro in una scuola professionale che si chiama Galdus, una bellissima scuola, invitato alla presentazione di un libro. Che fortuna essere stato invitato! Pensavo in macchina che tutta la fortuna della vita sta nel ricevere questi ed altri inviti, a patto che si dica sì, all’invito.

E quanto è stato bello l’incontro su quel libro! Titolo: “Le Email impossibili”. Il libro è nato durante la pandemia e già questo solo dato è interessante. Una fioritura nel deserto, insomma, nel tempo in cui tanti invece hanno chiuso le porte, fermato le macchine, sospesa la vita. La Galdus invece non si è fermata un giorno. L’autore, Guido Mezzera, ha proposto alla scuola, agli studenti e ai loro insegnanti, un’opera geniale ed originale: scrivere delle mail, durante la famigerata “didattica a distanza”. I destinatari delle lettere non sono quelli consueti, ma autori della letteratura come Shakespeare, Manzoni, Margaret Mitchell; amici/persone care che sono in cielo; oggetti alter ego come le scarpe da ginnastica appese per forza al chiodo o il proprio diario o il banco da orafo rimasto inutilizzato a scuola. Ogni mail scritta dai ragazzi è preceduta da indirizzi fittizi di mittente e destinatario, che dire creativi è poco. Segue il breve commento, spesso in versi, dell’autore e, a scandire il libro, fotografie inedite e simboliche.

Presenti all’incontro erano, oltre all’autore, il prof. Giorgio Vittadini, docente all’Università Bicocca di Milano, la vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, l’autrice delle fotografie Giuliana Moroni e la prof.ssa Nicoletta, direttrice dell’indirizzo orafi. Mi ha colpito un’osservazione del prof. Vittadini, sull’unità tra mani e menti che si vive in questa scuola, divise o contrapposte invece, nell’idea corrente ancora della gerarchia gentiliana delle scuole, coi licei in cima e i professionali alla base della piramide. I ragazzi della Galdus invece vivono un’esperienza unitaria, dove il “fare” comprende la poesia come la realizzazione di un gioiello, dove la persona insomma è compresa nella sua unità, dove nessun fattore è dimenticato. Come è il caso di Laura, la compagna di scuola morta di cancro pochi giorni dopo aver inviato il proprio contributo al libro e alla quale il libro è dedicato.

E io guidavo verso casa, impressionato da quest’ultimo pensiero: proprio mentre inizia una guerra che tutti ci rende sospesi, alla periferia di Milano succede qualcosa di bello e vero. Betlemme, la nostra speranza, non accade una volta sola, ma è sempre possibile.

Nota bene: tutti possono leggere il libro. È un e-book e lo si può scaricare gratuitamente dal sito della scuola Galdus.

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