I nostri amici di Monza.

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I nostri amici di Monza.

Conquistati dall’esperienza di Portofranco di Milano, un gruppetto di amici insegnanti, decide di iniziare anche a Monza. Aperto nel dicembre del 2019 e richiuso a febbraio del 2020, ha ripreso tutto l’anno scorso con lezioni online e quest’anno in presenza.

Portofranco, a Monza, è una realtà piccolissima, visti gli spazi che per ora abbiamo a disposizione e le restrizioni dovute alla pandemia: 13 ragazzi e 17 volontari. È aperto il lunedì dalle 15 alle 17. Spesso i genitori, quando ci incontrano, ci chiedono se non è un po’ poco. Eppure, nonostante sia solo per un giorno, i ragazzi vengono e migliorano. Per i ragazzi vedere adulti che prendono sul serio la materia che devono studiare, che si appassionano a quello che hanno davanti, è ciò che fa nascere in loro la consapevolezza che lo studio e la loro persona hanno un grande valore. Anche durante l’anno scorso in cui abbiamo svolto le lezioni online l’esperienza di Portofranco non è stata mai un di meno, ma la possibilità di vivere tutto come un’occasione: tanti adulti, che non potevano venire il lunedì per problemi di lavoro, ci hanno dato la loro disponibilità per fare lezione online. Adulti che semplicemente desiderano esserci davanti alle sfide della realtà e dare il loro contributo per imparare a vivere intensamente.

Come Giovanna che conquistata la pensione, decide di venire a Portofranco “perché non voglio che il tempo che ho a disposizione sia solo un tempo per me, ma voglio donarlo a qualcuno”.  O Alice, che si barcamena tra l’insegnamento alle medie e due figli piccoli, e decide di dedicare l’unica ora di “libertà” a Portofranco come gratitudine per il dono di un’amicizia incontrata. Quest’anno abbiamo fatto 300 ore di lezioni gratuite. I ragazzi sono arrivati tutti con un passaparola tra famiglie e, nel giro di due settimane, da tre siamo arrivati a 12 e c’è una lista d’attesa. Dalla prima alla quarta e provenienti da tutte le scuole di Monza. 

Vengono accolti dai volontari e si vede subito che non hanno paura di domandare perché si sentono stimati proprio nel loro bisogno.  E così anche per i volontari diventa sempre più chiaro che il bisogno è una risorsa nella vita, non qualcosa da nascondere. Accadono poi piccoli segni di affezione a un luogo che va al di là dell’aiuto allo studio: ragazzi che ci scrivono: ”Prof lunedì ci sono. Non ho bisogno di studiare con qualcuno, ma vengo lo stesso”. Oppure come Hana, una ragazza timidissima tutta chiusa nel suo chador, che fa fisica con Bea, una volontaria delle superiori, e finiti i compiti si mette a chiacchierare con lei fino alle 17. Il lunedì seguente Hana finisce prima, ma aspetta che Bea la raggiunga per continuare la chiacchierata. Portofranco è un luogo dove si assiste allo spettacolo di tanti “io” che rinascono, sia ragazzi che volontari, perché quello che trovi è uno sguardo umano che ti dice, dentro quello che c’è da vivere e studiare, “tu vali, tu sei importante per me”. 

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