Ci si può commuovere per il realismo di una storia narrata, per le vicende tristi di un protagonista di un romanzo ma si può anche ridere o sorridere?

Ieri mentre leggevo e spiegavo a una ragazza cinese che frequenta Portofranco, il noto brano dell’”Addio monti” del Manzoni mi sono commosso. Ho però trattenuto le lacrime per non far vedere a lei la mia commozione ma le ho detto che per comprendere la bellezza di un passo letterario è necessario immedesimarsi nelle vicende sentimentali dei personaggi, è necessario commuoversi, ridere o sorridere, altrimenti non si riesce a comprendere la bellezza delle pagine che si leggono.

Commuoversi leggendo un passo di letteratura penso che sia non solo un modo di imparare e di studiare ma anche un modo di educare chi non si immedesima in ciò che legge, non commuovendosi e non sorridendo.

E’ solo così che si può far comprendere quanto ci serva oggi la letteratura: non si può semplicemente fare una mera analisi o rispondere a domandine sul significato di un testo, bisogna dunque commuoversi, ridere, sorridere perché ciò educa il nostro cuore e la nostra mente. Per questo occorre educare i ragazzi di oggi a commuoversi.

E dunque questo modo di incontrare la letteratura italiana (non solo ma anche quella di altre culture) ci fa comprendere quanto sia utile lo studio di questa disciplina, una maestra di vita dunque, che ci fa comprendere quanto sia vero e attuale quello che diceva Dostoevskij: “la bellezza salverà il mondo”. La bellezza di commuoversi, di ridere, sorridere, gioire e provare gli stessi sentimenti di chi ci ha preceduto: è così che ci educhiamo tutti a essere uomini protagonisti del domani.