Condividere lo studio del diritto.
27 Aprile 2023 2023-04-27 17:17Condividere lo studio del diritto.
La buona notizia è che lo studio del diritto (sempre più spesso abbinato a quello dell’economia) è ora incluso in pressoché tutti i percorsi della scuola secondaria di secondo grado.
L’obiettivo è di fornire ai ragazzi, alla vigilia della maturità che li renderà cittadini a pieno titolo con tutti i diritti (compreso quello del voto) e i doveri (compresa la piena responsabilità civile e penale) le nozioni di base necessarie ad affrontare una vita sempre più connotata da rapporti giuridico-economici, impliciti od espliciti che siano. Tre esempi: la complessità di un rapporto di lavoro, di una scelta di vita matrimoniale o di una convivenza civile, il ruolo di “consumatore di beni e servizi” che accompagna tutta la vita di ogni cittadino.
Lo studente che finisce il ciclo delle superiori dovrebbe acquisire le nozioni sufficienti sia per affrontare la vita da cittadino informato e responsabile sia per avere quel bagaglio di concetti base richiesti per gli studi universitari. Il diritto sarà richiesto da qualsiasi corso di studi egli intraprenderà: lo studio del diritto è materia preponderante della facoltà di giurisprudenza ma interessa anche tutti gli altri indirizzi, dall’economia alla medicina, dall’ingegneria alla mediazione culturale.
Ciò ricordato, resta il fatto, che tranne per i percorsi umanistico o economico, lo studio del diritto sia spesso considerato una materia secondaria, un po’ marginale e che i testi disponibili non siano ancora didatticamente assestati, trattandosi spesso di riassunti di testi universitari: proprio il contrario di cui ci sarebbe bisogno.
Penso che ognuno di noi volontari, forte della esperienza maturata, sarebbe in grado di disegnare un percorso suo proprio dello studio del diritto. Anche a me piacerebbe farlo. Poi esiste la realtà dello studente che si rivolge a noi per preparare una verifica (il più delle volte) o per studiare un argomento non ritenendo sufficienti le spiegazioni avute in classe o lo studio individuale fatto a casa. La soddisfazione della richiesta dello studente è prioritaria anche quando i testi sono impossibili e si percepisce che la trattazione in classe è stata del tutto inadeguata.
Anch’io mi adeguo alle richieste dello studente ma mi ricavo sempre una decina di minuti per far scoprire, con esempi alla portata dello studente, quanto il diritto sia vivo e coinvolga la sua vita. La mia personalizzazione comprende anche la “storicizzazione” del diritto (quando lo stato di diritto nasce e si afferma, quando un particolare diritto civile o politico o sociale sorga o si implementi) collegato, se del caso e se il curriculum dello studente lo consente, con una prospettiva filosofica, anch’essa storicamente data.
Portofranco ha tradizionalmente una utenza proveniente da culture di base differenti, tra cui parecchi studenti di cultura e tradizione islamica. È indubbiamente un problema aggiuntivo per lo studio del nostro diritto che è nato e si è sviluppato da un filone culturale molto lineare e tutto occidentale: dalla classicità greco-romana al cristianesimo, fino alle rivoluzioni inglese, americana, francese e si è assestato definitamente con le costituzioni post seconda guerra mondiale che hanno sancito, per esempio, la laicità dello stato, l’autonomia dell’individuo nella costruzione e ricerca del suo sviluppo. Trasformare questa difficoltà in opportunità non è facilissimo, tant’è vero che i testi danno per scontato che tutti gli studenti siano di cultura cristiano-occidentale. Ma non è così: differiscono non solo i background culturale ma anche il significato delle parole e l’accettazione de plano dei principi fondamentali ispiratori del nostro diritto.
In questi anni di volontariato ho sperimentato un tipo di personalizzazione che tenga conto anche della cultura islamica facendo dei richiami, per quanto possibile, di alcuni dei contenuti, per quanto noti e facilmente attingibili, propri di quella cultura. Inutile appuntare che i ragazzi stranieri o oriundi sanno poco dei loro paesi di origine e che la scuola non ne favorisca lo conoscenza, quasi fosse un vissuto da rimuovere.
L’altro gruppo consistente di provenienza straniera sono gli studenti latino-americani per i quali le difficoltà sopradescritte sono di gran lunga minori. Mi manca lo studio, se non sporadico, con ragazzi di origine e cultura orientale, in primis quella cinese, giapponese o indiana. Spero che Portofranco me ne dia l’opportunità.
di Arturo Zennaro
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