“Da solo non basto. In viaggio con i ragazzi di Kayròs, Portofranco e Piazza dei Mestieri.”

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“Da solo non basto. In viaggio con i ragazzi di Kayròs, Portofranco e Piazza dei Mestieri.”

La mostra presentata al Meeting di Rimini dal titolo “Da solo non basto. In viaggio con i ragazzi di Kayròs, Portofranco e Piazza dei Mestieri.”, è stata realizzata dalle 3 realtà per raccontare i giovani di oggi, le loro aspettative, le loro insicurezze, la loro ricerca di un senso, i loro insuccessi e ciò che invece sono riusciti a scoprire in loro come capacità e talenti.  

L’impatto della mostra ha colpito quasi tutti i visitatori che per lo più non si aspettavano di vedere grandi pannelli su cui erano disegnate da Giacomo Bettiol due storie raccontate dalla geniale scrittura di Daniele Mencarelli. I visitatori rimanevano con la bocca aperta di fronte a queste figure così alte e dominanti, molti dicevano la loro sorpresa e alcuni poi chiedevano perché, come se ci fosse un artificio. Invece, e molti lo hanno scoperto facendo tutto il giro della mostra, la cosa era molto semplice: con quelle raffigurazioni così gigantesche si sfidava a un’esperienza che di solito non si fa, quella di guardare e di ascoltare. Questo era lo scopo della mostra: quello di portare gli adulti a stare di fronte ai giovani, a riconoscere ciò che vivono, a essere attenti alla loro umanità.

La mostra invitava a fare un’esperienza di incontro con i giovani. Erano prima i due giovani di Mencarelli, Rashid e Chiara, poi nella seconda stanza erano i giovani di Portofranco, di Piazza dei Mestieri e di Kayròs che apparivano in un video realizzato da Luca Mondellini: erano i ragazzi e le ragazze di queste realtà a parlare, a dire chi sono e ciò che vivono. I visitatori quindi dopo le grandi immagini si fermavano a vedere un video nel quale ragazzi e ragazze raccontavano di aver incontrato uno sguardo, di trovarsi a casa propria in una nuova famiglia, di aver scoperto di avere dei talenti che non sapevano di avere e di poter far parte di una bella amicizia. La gente del Meeting si commuoveva nel vedere il video di Mondellini, perché si trovavano a faccia a faccia con un’umanità che li colpiva. Così ha osservato un visitatore: “che i ragazzi siano così liberi di parlare di sé è un indizio interessante di un dato di fatto, i giovani parlano di sé se si sentono amati, altrimenti non lo fanno: questo allora significa che tutti devono andare in una delle tre realtà che ha realizzato la mostra? Assolutamente no! Quello che la mostra ha comunicato è un metodo che si può mettere in atto in ogni situazione, in ogni rapporto”.

Si arrivava poi alla conclusione della mostra, dove venivano presentate la storia e la specificità di Kayros, Piazza dei Mestieri e Portofranco: qui si vedeva l’origine da cui venivano i giovani protagonisti del video di Mondellini, ciò che li ha resi così liberi e aperti alla realtà. Questi giovani si potevano incontrare e si poteva dialogare con loro, come spesso è avvenuto e in modo intenso, attraverso il racconto di esperienze. E dopo la visita della mostra, continuava a nascere una domanda: “ma che cosa rende possibile un’esperienza così e come si fa a tenerla viva?”. Era una domanda insistita, molto interessante, perché voleva dire che dopo aver visitato la mostra, quell’esperienza la si voleva vivere. Un giorno, un visitatore ha raccontato la sua esperienza di genitore che ha sempre voluto gestire la vita del figlio (pensando di far del bene); poi, il ragazzo si è perduto ma è stato ripreso per i capelli da un’amicizia. È stata l’occasione per il padre di capire che doveva cominciare a guardarlo, suo figlio!

Questo è stato il filo rosso della mostra: sfidare a togliersi di dosso la presunzione di sapere chi sono i giovani e cosa dovrebbero fare, per iniziare a scoprirne l’umanità e le domande, e anche, come diceva quel padre, che talvolta bisogna mettersi da parte e imparare da chi con il proprio figlio è capace di coinvolgersi perché ama la sua libertà: imparare da chi scommette tutto sulla libertà dell’altro, come spiega Don Giussani nel suo libro “Il rischio educativo”.

di Gianni Mereghetti

Cliccando qui, è possibile vedere un breve video di presentazione della mostra, realizzato dal Meeting di Rimini insieme a 3 curatori della mostra.

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