Insegnare? Perché no?

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Insegnare? Perché no?

Arrivano a gruppetti i ragazzi che vengono a svolgere la loro attività di PCTO quest’anno, a volte consigliati dai loro insegnanti, a volte in autonomia.

È l’incipit che sorprende i loro passi entrando a Portofranco: “Grazie di tutto”. Il primo pannello che si vede è rivelatore di quanto vivranno e leitmotiv dei loro commenti durante l’assemblea alla fine dell’esperienza. Cominciamo da Valentina che afferma: “Oltre ad avermi messo in contatto con persone diverse, questa esperienza mi ha messo alla prova per quanto riguarda le mie capacità. Alla fine di questo percorso sento di aver appreso nuove competenze non solo sul piano sociale, ma anche su quello formativo. Penso sia un’esperienza da fare per migliorare sé stessi”. Quando Dario racconta che “gli aiuti proposti agli studenti sono molto utili anche per chi li compie, facendo sentire le persone migliori e socialmente attive”, ha in mente se stesso mentre spiega le leggi della Fisica e quell’anziano professore o ingegnere che occupa il banco accanto al suo e si sta infervorando in modo appassionato con la ragazza che ha di fronte. Che dire di Tiziano? Esperienza double face la sua nell’essere un volontario e anche un ragazzo che riceve aiuto da Portofranco! La descrive così: “È stata un’esperienza importante per me, mi ha fatto capire cosa significa stare al di là del tavolo. Diverse volte è stata una sfida esprimermi e farmi capire; tuttavia, mettersi alla prova e aiutare qualcuno è una sensazione che per me non ha prezzo. Alla fine di ogni ora ero contento del lavoro svolto con l’altro studente. Soprattutto ho apprezzato l’opportunità di ripassare gli argomenti richiesti e, talvolta, imparare qualcosa di nuovo”. Anche Shhd ha rivestito questo duplice ruolo ma con un contributo linguistico importante essendo di lingua araba: aiutare i suoi connazionali a comprendere meglio quanto i professori italiani dicessero spiegando le regole della Matematica. “È stato –rivela abbassando gli occhi- un percorso molto bello, che ha aiutato anche me in primis a socializzare, a meglio fissare quanto mi ero dimenticata, ma anche ad avere molta pazienza con i ragazzi più timidi”.

Incalza Tommaso dicendo che “aiutare dei ragazzi in un ambiente piacevole e inclusivo è una esperienza super positiva”. Le osservazioni puntuali e molto pertinenti di Christian farebbero impallidire il migliore dei Consigli di Classe: “Le criticità principali, da me riscontrate, riguardavano la diversità dei livelli di preparazione degli studenti e la necessità di adattare il mio approccio didattico di conseguenza. Tuttavia, ho imparato a sviluppare una maggiore flessibilità ed empatia, personalizzando le lezioni e modalità di spiegazione per soddisfare le esigenze individuali. Lavorare in questo contesto mi ha anche permesso di apprezzare l’importanza della comunicazione efficace e della pazienza nel facilitare il processo di apprendimento. In definitiva, questa esperienza mi ha arricchito professionalmente, fornendomi competenze trasversali preziose per il futuro”. Così come lo sguardo umanissimo di condivisione di Maria nel raccontare un fatto a lei accaduto: “Una ragazza, in particolare, durante una spiegazione di matematica mi ha raccontato il suo rapporto con la scuola e mi ha ringraziato tantissimo quando le ho detto che anche io, ogni tanto, faccio fatica a scuola, ma che, nonostante tutto, ero lì ad aiutarla e a provare a farle capire le disequazioni. Qualche giorno dopo l’ho incontrata per i corridoi di Portofranco e mi ha salutata calorosamente dicendomi che la verifica di matematica era andata bene e mi ha ringraziato nuovamente per l’aiuto dato. Ho capito che, nel mio piccolo, ero riuscita a fare una bella azione aiutando una persona, ma sicuramente ricevendo indietro più di quanto avessi dato”. L’umiltà di Edoardo è spiazzante quando sommessamente dice: “Ringrazio per la disponibilità ma soprattutto per la pazienza nei miei confronti avendo commesso delle mancanze”, si riferisce a qualche piccolo contrattempo che non può in alcun modo sminuire la fedeltà all’impegno da lui prodigato e il fatto che alcuni studenti lo abbiano scelto più volte per essere aiutati in Matematica, apprezzando le sue competenze e qualità umane. Quale migliore forma di ringraziamento potrebbe esserci di quella che prefigura Silvia? In conclusione, penso che finito il liceo mi piacerebbe molto tornare a Portofranco per continuare a svolgere questa attività di volontariato”.

Fine vera di questa esperienza è tornare all’inizio, a quel primo passo, quasi lunare, che struttura chi entra a Portofranco, rivelando un mondo nuovo, un mondo in cui tutti possono fiorire in conoscenza e sapienza come ci testimonia Loris con il suo grazie pregnante del metodo e delle relazioni vissute in questo luogo: “È forte fonte di incoraggiamento la voglia che ogni ragazzo ripone nell’acquisizione di conoscenze utili al proprio futuro, mentre è un piccolo passo -dal quale può nascere una intera maratona-, verso l’attinenza democratica ad aiutarsi della nostra società, lo scambio culturale e didattico messo in atto dal tutor. Portofranco dovrebbe quindi riproporre, incentivare e attuare con più veemenza nelle scuole questa offerta di competenze trasversali.”

Da un “ragazzo PCTO” la rinnovata coscienza di un compito!

di Cristina Milesi

 

 

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