Persone in attesa

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Persone in attesa

«A volte sento con chiarezza che in me non c’è tutto il mio io. C’è qualcosa di indistruttibile, di altissimo! Un frammento dello Spirito universale. Lei non lo sente?»

Aleksandr Solzenicyn, Reparto C

Avete presente la parabola del matrimonio? Quella in cui lo Sposo, dopo aver saputo che tutti gli invitati diserteranno la cerimonia e la festa, ordina ai servitori di andare per le strade ed invitare chiunque incontreranno? Ecco, io a Portofranco mi sento così, poveretto raccattato a un crocicchio e invitato a una grande festa, a un’avventura immeritata. Mi accade negli incontri che gratuitamente ci succedono, fin da ora, fin dai primi giorni di questo settembre che sembra agosto, tanto è il caldo che fa.

L’altro giorno è arrivato in sede S., un giovane insegnante di Casale, fresco docente di ruolo. Era già venuto un anno fa e io, pur colpito tanto da quell’incontro, avevo perso il suo indirizzo, scemo che sono. Poi durante l’anno seguente l’ho pensato sovente, rimproverandomi la sbadataggine. Ma lui è tornato ancora un anno dopo, mosso dalle sue domande, che a scuola non trovano udienza, né spazio né tempo. “Ma lo sai che a scuola, proprio a scuola, nessuno parla di insegnamento?! Si parla di tante cose, ma del perché e del come si insegna … mai!”.
Lui invece, mosso dalle sue domande, ha preso un treno, seguendo la debole traccia di un sito internet, di un sentito dire, in cerca di qualcuno che gli possa corrispondere, e ci ha raccontato della sua scuola dalle porte chiuse, chiuse ai ragazzi anzitutto e poi alle famiglie, tenute sempre a debita distanza, ma soprattutto delle sue domande che non trovano posto nel Collegio dei docenti. E io sono colpito, tanto, da una tale solitaria fedeltà, perché sarebbe così facile tacitare le domande e adeguarsi allo scetticismo di tutti.

Alcuni giorni dopo iniziano i colloqui di iscrizione: incontro, insieme alla sua mamma, una ragazza che si è iscritta alla prima e ha tanta voglia di cominciare a studiare. Non cerca aiuto perché non ce la fa o ha perso l’anno o perché non ha voglia: vuole solo cominciare! Man mano che le racconto di Portofranco, che ha trovato, lei di sua iniziativa, cercando su internet, le si illuminano gli occhi. Uno stupore da bambina, un’attesa tale che penso che così dovrebbe essere lo studente, dal verbo latino “studeo”, colui che desidera. E spero tanto che nella nuova scuola che non conosce e in cui desidera tanto andare incontri qualcuno che non lo atterri, quel suo desiderio. E penso anche alla grande responsabilità che abbiamo nel rispondere a simili attese, noi immeritevoli invitati al banchetto dello Sposo.

Mario Triberti

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