Il latino, che occasione!

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Il latino, che occasione!

Un antefatto.
Quando, nella notte dei tempi, ero una giovane insegnante di scuola media, un amico mi chiese di introdurre suo figlio al latino prime che iniziasse ad affrontarlo a scuola.
Mi ingegnai allora ad utilizzare la collana di fumetti, allora in voga, di Asterix scritta in latino.

Fu un’esperienza interessante: divertente e proficua per il mio discepolo e piacevole e arricchente anche per me.

Oggi.
È stato sorprendente qui a Portofranco, nel mio settimanale incontro con studenti dei licei, con cui condividere le fatiche e le gioie del latino, trovare chi ancora divertito rievocasse le avventure di Asterix e Obelix.

È accaduto con “G”. Il latino delle interrogative indirette è rimasto un po’ sullo sfondo, ma le vicende della Gallia – rivisitate dal fumetto francese – hanno ravvivato anche la lingua antica, che antica non è.

Perché questa noticina di coda?
Ho avuto la fortuna di accostare e imparare la lingua latina nella scuola media come materia curricolare e non facoltativa: questo mi ha aiutato molto nel percorso scolastico e professionale successivo.
Mi ha dato una forma mentis, come si suol dire, che mi ha abilitato ad affrontare con ordine e logica tutte le altre discipline ed anche gli altri ambiti culturali.

Non è stata una strada cosparsa di fiori, quella che ho percorso, le fatiche ci sono e ci sono state le strettoie e le cadute, ma non hanno ridotto la stima per una lingua e per un mondo – quello degli Autori classici, ma anche quello dei Padri della Chiesa – che mantiene vivo il suo interesse e il suo fascino.

Ecco, infine, possiamo paragonare il latino a uno di quei pozzi antichi dove, anche dopo tanto tempo, si può trovare acqua fresca.

di Maria Rita Casalboni