La goccia di Portofranco.

La goccia di Portofranco
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La goccia di Portofranco.

A Portofranco non ci lasciamo scappare niente di quello che accade: bello o brutto che sia, lo guardiamo. Le cose che accadono interrogano la nostra vita e quella dei ragazzi, si infilano nel cuore con una domanda che si pone e noi non ci vogliamo sottrarre. Così, il fatto del terremoto accaduto fra la Turchia e la Siria nella notte tra il 5 e 6 febbraio non ci ha lasciato indifferenti e presi solo dai nostri “tran tran”: studio, verifica, voto, quadrimestre. E semplicemente, ci siamo chiesti: cosa possiamo fare?
Abbiamo fatto una proposta ai ragazzi, una raccolta di fondi, insieme, una colletta, un gesto per lasciarsi concretamente toccare! I ragazzi si sono resi disponibili. Così, agli inizi di marzo abbiamo inviato un avviso a tutti, volontari e ragazzi, che a Porto ci sarebbe stata una colletta passando nelle varie stanze di studio tutti i giorni per una settimana. Un ragazzo insieme a un adulto. Non ci importava la cifra, ci importava fare un gesto di solidarietà insieme!
Cosa è accaduto? Abbiamo fatto esperienza di che cosa vuol dire che quando vuoi aiutare un altro, aiuti te stesso, sorprendi il tuo cuore felice e poi…..la realtà supera sempre la fantasia! La risposta è stata generosa da parte di tutti ma la sorpresa più grande, diceva Aurelio (responsabile educativo di Portofranco), sono stati i ragazzi che hanno dato tutto quello che potevano, rinunciando magari al caffè, alla merenda alla macchinetta, alla cioccolata, quotidianamente! Alla fine della settimana abbiamo raccolto 1070 euro, (in una sola settimana): la maggior parte dei soldi erano proprio le monetine delle merende dei ragazzi liberamente donate. Abbiamo invitato Giacomo Pizzi, collaboratore dell’Associazione Pro Terra Sancta, a un incontro per raccontarci la situazione, cosa stanno facendo e per consegnare il frutto della colletta. L’associazione Pro Terra Sancta (fondata dai Francescani presenti in quei territori da 800 anni) opera nei territori colpiti e spesso contesi da guerre permanenti come Palestina, Siria, nord Africa. Giacomo  ci ha raccontato la situazione: lui è ormai in Siria da 10 anni dallo scoppio della guerra civile e lavora insieme ad altri operatori in questa terra martoriata e di cui ormai più nessuno parla (le sanzioni e la difficoltà a entrare in quei territori hanno fatto la loro parte) e al momento del terremoto era proprio lì.
Scrivo alcuni fatti che mi hanno colpito: il conflitto siriano ormai dura da 13 anni,  ci sono i ragazzini di 13-15 anni che non hanno mai visto un giorno di pace, la guerra è la loro normalità.
In questo contesto nella notte tra il 5 e il 6 febbraio si è aggiunta la tragedia del terremoto. “Occupandoci di emergenza e andando a valutare gli aiuti – dice Giacomo – non riuscivamo a capire quali erano le case distrutte dai bombardamenti della guerra e quali quelle dal terremoto per dirigere in queste ultime i soccorsi. Il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Ci sono circa 10.000 bambini orfani dal terremoto o abbandonati alla nascita, perché frutto di violenze perpetrate dagli occupanti delle guerre (Isis, Daesh), considerati dai siriani figli del male. Attraverso i nostri centri, fortunatamente rimasti in piedi, abbiamo cercato di rispondere all’emergenza: ricovero, pasti caldi, circa 6000 al giorno (manca la corrente e la popolazione non può prepararseli) ma contiamo di incominciare a guardare avanti. Oltre al sostegno all’emergenza stiamo già pensando soprattutto alla “ricostruzione” creando delle condizioni di sviluppo sostenibile che possano in qualche modo rendere la vita più dignitosa (pannelli solari per la corrente, per esempio). I fondi raccolti in questo momento servono soprattutto per questa ricostruzione”.

Alla fine prende la parola Alberto Bonfanti ( presidente di Portofranco): “abbiamo fatto questa raccolta, una goccia nel mare dei bisogni che ci sono, segno della solidarietà dei nostri ragazzi e dei volontari”,  la goccia di Portofranco. Ringrazia Giacomo che ci ha fatto toccare con mano cosa vuol dire vivere in situazioni inimmaginabili se non perché qualcuno le ha viste e ce le sta raccontando, ed è diverso dal sentirle dalla televisione perché qualcuno le sta dicendo proprio a te!

Prevale però il desiderio della speranza per il futuro e delle azioni poste in atto per costruire, per ricostruire! Come ha detto Papa Francesco: “all’uomo che soffre Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce a ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce“!

di Franca Silva 

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