Ci sono momenti nella vita in cui hai la netta impressione che le cose filino via lisce, che quella faccenda sia magari anche complicata, ma che ti senti la forza dentro per affrontarla e trovare una soluzione. Hai una buona impressione di te, ti sembra di riuscire a dare il meglio e di poter essere soddisfatto/a.  Per carità, quel figlio, quella figlia qualche “filo da torcere” te lo danno ma tutto sommato poi gli strappi si ricompongono e senti il loro affetto e la loro stima. Insomma, sono quei momenti, e per fortuna sono cospicui, che ci aiutano a procedere con soddisfazione e gratitudine. Ma, e credo capiti un po’ a tutti, poi qualcosa si incrina, una superficialità nostra o altrui, un errore, una caduta ci fanno scivolare verso una sensazione di fatica, sfiducia, rassegnazione. Possono anche sopraggiungere degli imprevisti, eventi che non dipendono dalla nostra volontà e possono privarci di quella serenità di fondo che ci ha accompagnati fin qui. Ecco allora che ci sentiamo sperduti, disorientati, un po’ soli.

Così Martina (ovviamente i nomi sono di fantasia perché la privacy è pertinente al segreto professionale e mai sarà violata su nessun aspetto del vostro raccontarvi) che viene da me e mi racconta di Emma sua figlia che le crea un sacco di problemi, sempre a fare richieste di cose, tempo, uscite, orari inverosimili e poi a lamentarsi di tutto. E quando lei le dice qualcosa si sente urlare in faccia  una frase che la sconvolge: ‘Mamma quando mi dici così mi viene voglia di suicidarmi’. E Martina va completamente nel panico, diventa remissiva con la figlia e le fa fare quello che vuole “ma non è giusto, lo sento che non va bene, che Emma ha bisogno della mia presenza e di non essere lasciata a se stessa.”. Ma c’è anche Joel che non sa più come trattare quel figlio che sta fuori casa fino a ore piccolissime, e gli sta sfuggendo di mano, studia poco, non dice mai una parola e si chiude a riccio appena gli chiede qualcosa. Lui il padre capisce che essere venuti qui dalle Filippine ha creato grande scompiglio e che lui stesso è nervoso e intrattabile spesso, vorrebbe tanto capire meglio, sentirsi accompagnato almeno per un tratto di questo percorso che si sta rivelando quanto mai accidentato.

Insomma, tante sono le situazioni che ci possono destabilizzare, e al giorno d’oggi è spesso difficile trovare con chi confrontarsi e parlare. Questa è una opportunità del genere. Ho visto visi illuminarsi, sguardi ampliarsi, occhi inumidirsi con qualche lacrima di rabbia o di tristezza o anche di sollievo, lacrime di consapevolezza nuova che commuove nel profondo. Ho visto persone che hanno avuto bisogno di più incontri per ritrovare la via della serenità, ho visto persone che già dopo tre o quattro incontri si sentivano meglio, hanno ripreso il filo della loro vita più sicure e vogliose di andare avanti, cambiando magari qualche loro comportamento abituale. Perché non è nostro potere cambiare gli altri, l’unica cosa che possiamo fare è cambiare noi stessi, l’importante è capire bene dove portare il cambiamento,

C’è anche  chi viene da me saltuariamente perché si è affezionato/a e gli fa bene il confronto almeno una volta ogni tanto. Ho visto anche persone che probabilmente non si sono trovate a loro agio e dopo il primo incontro hanno preferito non procedere nel percorso. Credo che sia importante cogliere l’occasione, quando ci è data, di prendere contatto con noi stessi per conoscerci sempre meglio, per stare meglio, per vivere con gusto. Sapremo così rapportarci agli altri, figli, compagni di vita, amici, colleghi di lavoro, in modo più autentico e vero e, perché no, più sereno e appagante.

di Francesca Dossi

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